La lingua italiana conta una cosa come 427.000 parole o più. Treccani spiega che esiste una parte di queste parole che potremo utilizzare tutti i giorni, si chiama “Lessico comune” e conta circa 47.000, ma sai quante ne usiamo per la maggior parte del tempo? Solamente 6.500.
Come per le parole anche per gli stampati viene fatta questa cernita. Ci si limita alla grafica, senza considerare che le persone prenderanno in mano quel pezzo di carta e lo valuteranno nel complesso.
La formula dei “prodotti con una buona qualità/prezzo” è un imbroglio che ci sta facendo sprofondare nella mediocrità. Appiattisce ciò che facciamo perché ogni azienda parla con lo stesso formato e carta stampata in digitale magari progettando una grafica con Canva. Non c’è nulla di malvagio in questo, dipende in che fase siete come azienda e dove volete arrivare.
La complessità di questo mestiere è ciò che più amo. Se per il web la tendenza è quella di complicare aggiungendo animazioni, quello che fa WOW di un prodotto cartaceo è la carta, meglio se prodotta in modo sostenibile.
Se vuoi distinguerti, scegli con accuratezza materiali e nobilitazione perché è una nota che ti rende diversə dagli altri. Ogni prodotto studiato nei dettagli viene apprezzato e spesso viene conservato proprio per la sua preziosità o particolarità.
Prendo l’esempio del biglietto da visita perché è l’oggetto più comune, con cui tutti ci abbiamo fatto amicizia: chi promuove il legno puoi utilizzare la goffratura o una vernice ruvida per dare un effetto in rilievo al tuo biglietto da visita, chi promuove cibo può stampare un inchiostro profumato, chi promuove abiti può stampare il suo nome in oro.
Cosa significa nobilitazione dello stampato?
nobilitare v. tr. [dal lat. nobilitare, der. di nobĭlis «nobile»] (io nobìlito, ecc.). – 1. a. Rendere nobile, elevare al rango di nobile, conferendo o trasmettendo un titolo di nobiltà […] 2. Nel linguaggio della tecnica e dell’industria, sottoporre un prodotto a trattamenti che ne migliorino la qualità o ne aumentino il pregio (v. nobilitazione).
Vocabolario Treccani
Aggiungere una nota originale o caratteristica agli stampati può avere un impatto sulla percezione del vostro lavoro. Ne esistono davvero parecchie tipologia, non c’è limite all’immaginazione dei mix che si possono creare.
Stampa UV
Utilizza i raggi ultravioletti per asciugare e fissare la stampa. Viene utilizzata per avere una maggior resa nei colori. Inoltre esistono inchiostri che possono essere stampati in rilievo che offrono la possibilità di ottenere effetti tridimensionali su una vasta gamma di supporti.
Plastificazione
La carta viene accoppiata con una pellicola trasparente che protegge lo stampato da graffi, usura e unto. Utilizzata per esempio per proteggere copertine, biglietti da visita o menù dei ristoranti. Durante la pandemia Covid-19, la richiesta di plastificazione è aumentato per conferire ai prodotti che vengono maneggiati frequentemente una maggior igiene.
Ne esistono diverse tipologie: lucida, opaca, soft touch che restituisce un’effetto vellutato al tatto. Altre sono specifiche (anti impronta, antigraffio, antibatterica) per poter ottenere degli altri effetti sulla carta che senza plastificazione non sarebbero altrimenti possibili.
Stampa serigrafica
Si tratta di una stampa diretta, dove l’inchiostro viene spinto tramite una racla attraverso il telaio per ottenere un effetto più spesso. Questa tecnica di stampa può essere utilizzata oltre che sulla carta su tessuti, vetro, metallo o legno.


Stampata a mano con inchiostri a base d’acqua su t-shirts in cotone organico Stanley/Stella Rocker.

Rilievo a secco (debossing o embossing)
Il foglio viene pressato tra due matrici, un cliché e la sua contromatrice che si incastrano alla perfezione. La macchina tipografica utilizzata per questo tipo di lavorazioni è leggendaria Platina Heidelberg chiamata anche “Stella”.

Stampa tipografica
I vecchi e affascinanti caratteri mobili. Dal gusto retrò portano con sé quello spirito di lentezza e cura che aspiriamo di avere tutti nella vita. Utilizza la stessa filosofia della patata che incidevamo da piccoli per fare i timbrini a scuola. Se volete provare, suonare alla tipografa toscana che recupera alfabeti e li utilizza per progetti creativi e organizza workshop per piccoli gruppi.


Fustellatura (taglio)
Il foglio viene inciso e/o tagliato tramite una lama o una fustella. La fustellatura, intesa come nobilitazione, è utilizzata per rendere intrigante una sovraccoperta di un libro oppure per rendere una cartella di lavoro originale. Indispensabile fase per quasi ogni tipo di packaging o cartonato.
Stampa a caldo o laminatura
Come per il rilievo a secco viene creato un cliché che però attraverso il calore fissa una pellicola sottile – foil – su una porzione specifica di carta o etichetta. Tipicamente vediamo etichette di vino con stampa a caldo oro o argento ma sono disponibili anche in una ampia varietà di colori ed effetti.

Nobilitazioni con la stampa digitale
Il digitale è in costante evoluzione e punta ad ottenere sempre più effetti nobilitanti per rispondere all’esigenza di piccoli quantitativi. Si possono ottenere stampe metalliche o per esempio stampare un bianco coprente, sicuramente è la soluzione per chi ha necessità di fare una stampa nobilitata con informazioni variabili, come per esempio stampare un centinaio di biglietti da visita per ciascun dirigente aziendale o le targhe per l’ufficio.

La labbratura
Per la finitura di libri o volumi di pregio viene realizzata la labbratura oro o colorata, questa di nobilitazione del “labbro” delle pagine cioè il bordo esterno.

Il Braille, il sistema che abbatte le barriere
Per ciechi e ipovedenti il Braille è un sistema di accesso alla conoscenza versatile e universale. Formato da piccoli punti in rilievo percepibili al tatto.
La stampa Braille può essere fatta con sistemi differenti a seconda del materiale, se guardiamo le scatole dei medicinali la carta viene pressata tra le due matrici per imprimere punti tattili mentre per le didascalie dei quadri al museo viene applicata una stampa UV in alta definizione.
Un progetto che ho trovato particolarmente utile e creativo è stato quello di Barbara Mazzoleni che nell’intervista su topipittori.it dice:
Poi c’è la questione dei testi (il libro doveva avere, oltre alle illustrazioni materiche-tattili, anche un testo in Braille e con caratteri per ipovedenti): il Braille ha dimensioni fisse e non può essere ridimensionato a piacere solo perché a noi grafici piace un corpo più piccolo o più grande; il testo per ipovedenti, invece, deve avere un forte contrasto cromatico, dei font assolutamente chiari, linearie leggibili e rispettare dimensioni minime. Quindi, immaginate per una come me, abituata a rompere le scatole ai suoi allievi sulle dimensioni e sul valore estetico del lettering: è stata una lotta con i miei occhi e con le mie abitudini.
Per produrre le pagine stampate con il Braille mi sono dovuta recare diverse volte all’Istituto dei Ciechi di Milano, dove ho trovato la grande disponibilità e competenza della dottoressa Paola Bonanomi e del responsabile del centro di produzione del materiale tiflodidattico, Aurelio Sartorio, che mi hanno gentilmente accolto, e oltre a stampare su fogli di acetato trasparente il Braille così come serviva al mio progetto, mi hanno fatto visitare il loro centro di produzione e laboratorio: un posto pieno di tesori tattili.

Immagine copertina: Photo by Jonatan Pie on Unsplash